Antico borgo marinaro è, oggi, la più importante località balneare del comprensorio. Il borgo è costituito da un gruppo di case ed insediamenti distribuiti su uno sperone roccioso sormontato dalla caratteristica Torre di Guardia costiera costruita nel 1583 per difendere la città da attacchi corsari. Porto Palo è dotato di un approdo utilizzato sia dalle imbarcazioni da diporto che dai pescherecci. La spiaggia sabbiosa si estende per tutta la lunghezza del golfo in un ambiente rilassante e caratterizzato da scarsi insediamenti abitativi.
Area costiera di 25 ettari di interesse naturalistico, compresa tra Porto Palo ed il fiume Belice, a confine con la riserva naturale Foce del Fiume Belice. Lungo il Vallone Gurra di mare si trovano varie specie vegetali: il tamerice, il giunco pungente, il papavero cornuto. Sulla costa rocciosa si trovano il finocchio marino, lo stratice comune, le palme nane, il camedrio femmina, il narciso autunnale e differenti specie di capperi. Il vallone è popolato da lepri, donnole, ricci e volpe, mentre sul costone nidificano molte specie di uccelli migratori.
Tratto di costa caratterizzato da dune sabbiose e canneti che disegnano un paesaggio ed elevato valore ecologico. Le dune hanno una morfologia in continua evoluzione che dipende dalle condizioni del litorale sabbioso. La loro naturale edificazione dipende essenzialmente dalla direzione dei venti che trasportano e depositano la sabbia e da particolari piante (Psamofite).Le dune proteggono l'entroterra dalla salsedine e dai venti carichi di emulsioni e sono una efficace barriera protettiva per gli ambienti retrostanti e rappresentano un ambiente tipico delle coste incontaminate del Mediterraneo.
E' una zona naturalistica di grande valore. Confina con vigneti e con il torrente Femmina morta. Vi è una rigogliosa vegetazione di palme nane e di giaggiolo nano. Tra le altre specie botaniche sono presenti il narciso selvatico, il teucrio, l'asfodelo, la corolina minore, la ferula minore, la varianella ed il gladiolo illirico. Sulle dune della spiaggia crescono il giglio marino e l'eringio marittimo. La spiaggia isolata ospita anche molte specie animali quali la tartaruga marina e la tartaruga palustre. Nidificano inoltre storni, gabbiani reali, gazzette e spatole.
Spiaggia sita tra la collina "Capparina" e la foce del "fiume Carboj" caratterizzata dalla presenza di piccoli ciotoli di colore bianco che ricoprono la spiaggia fino alla battigia. Le dune sabbiose, le giache bianche, la vegetazione mediterranea ed il boschetto di acacie limitrofo disegnano un paesaggio di eccezionale valore naturalistico e scenico
La torre del castello di Burgiomilluso, oggi ridotta a un frammento a causa del terremoto del 1968, è l'ultimo brandello superstite dello storico edificio. E' tradizione storiografica far risalire la fondazione del maniero al 1239, anno in cui Federico II Hohenstaufen con una lettera da Lodi ordinava la costruzione di una habitationes nella terra demaniale di Burgiomilluso per ripopolare il territorio precedentemente abitato dai Musulmani. La torre era costituita da due corpi quadrangolari addossati, con pianta a forma di ottagono irregolare, e si sviluppava su quattro piani collegati fra loro da una scala a chiocciola. Interessanti si presentavano le volte costolonate dei due ambienti di primo piano: la prima con nervature a sezione trapezoidale, la seconda ad ombrello divisa in otto veli a spigoli vivi e altrettanti costoloni che si irradiavano, simmetricamente, dalla chiave centrale. Oggi la torre ricostruita su progetto di Vittorio Gregotti, reso esecutivo nel 1987, ricalca l'antica volumetria dell'originario edificio lasciando nelle nuove mura un fornice che contiene i resti del basamento dell'antica torre del castello di Burgiomilluso.
Sulla piazza Vittorio Emanuele III, la piazza principale di Menfi, una tra le più belle di Sicilia, maestosamente si erge il palazzo Pignatelli, edificato nel 1638 per volere di Diego Aragona Tagliavia Pignatelli, principe di Castelvetrano e fondatore di Menfi. Il palazzo, sede dei signori feudatari della "Terra" di Menfi, affianca la torre del castello di Burgiomilluso, occupando l'area dell'antico castello medievale che a sua volta sorse sui resti di un più antico complesso edilizio appartenuto all'insediamento islamico di Burgiomilluso. Recentemente sono state rinvenute, appena sotto la pavimentazione del palazzo, una serie di tombe pertinenti ad una necropoli databile tra il V e il VI secolo d.C., intersecate da un moncone di muro in pietrame, rozzamente squadrato, appartenuto con probabilità al forte musulmano. Le interessanti sepolture, trovate spoglie da ogni corredo, sono finora l'unica testimonianza della più antica frequentazione umana nel centro storico di Menfi. Fanno parte del palazzo tre grandi magazzini chiamati anticamente "degli archi", "del vino"e un ultimo "cuba", nome arabo che ancora oggi svela l'antica origine del sito.
Il palazzo Ravidà è da considerarsi tra i più imponenti edifici neoclassici della provincia di Agrigento. L'elegante edificio, affacciato su un cortile del centro storico di Menfi, che fa da quinta scenografica a via Imbornone, venne realizzato intorno all'ultimo quarto del XVIII secolo dalla famiglia Ravidà Ferrantelli come residenza estiva. La facciata, racchiusa in un cortile dalla pavimentazione musiva a ciottoli fluviali, è incentrata su un pronao formato da quattro colonne sormontate da capitelli dorici, poste sopra un ampia gradinata che sostengono un elegante trabeazione con alternanza di triglifi e metope. Sovrasta la trabeazione una torretta, con tre archi per lato interposti da paraste, coperta da un terrazzo delimitato da una balconata intervallata da pilastri. L'interno del palazzo è un susseguirsi di splendide sale, originariamente pavimentate con pregevoli maioliche di Santo Stefano di Camastra, in alcune di esse è ancora possibile ammirare l'originaria decorazione pittorica delle volte, tipicamente neoclassica, costituita da motivi floreali e zoomorfi.
Edificata intorno al 1650 a tre navate, semidistrutta dal terremoto del 1968 è oggi ricostruita su progetto dell'architetto Vittorio Gregotti. Al suo interno si conservano i ruderi dell'antica chiesa e alcune pregevoli opere d'arte quali la statua lignea di S. Antonio da Padova opera del secolo XVII a cui la chiesa e dedicata il gruppo scultoreo della Vergine del Rosario tra i santi Caterina e Domenico del sec. XVII, alcuni dipinti settecenteschi di frate Felice da Sambuca, sculture lignee del Bagnasco e un pregevole Crocifisso ligneo con croce rivestita lamina d'argento, pregevole opera del sec. XVII
Eretta nel 1715, presenta una facciata adorna di intarsi e paraste ed una singolare torre campanaria a pianta rettangolare. L'interno ad unica navata conserva importanti opere d'arte tra le quali la statua in legno policromato di "San Giuseppe" opera del secolo XVII, il simulacro ligneo di "Santa Lucia" probabile opera della bottega di Filippo Quattrocchi e una "Sacra Famiglia" opera ottocentesca del pittore Marco Caricchia.
Ricostruita su una più antica chiesa intorno al 1813, conserva al suo interno una splendida pala d'altare raffigurante "il Compianto sul Cristo Morto" dipinta da Mariano Rossi nel secolo XVIII e un simulacro ligneo della "Vergine Addolorata", opera ottocentesca dello scultore agrigentino Calogero Cardella.
Già dedicata a S. Antonio Abate è oggi dedicata alla Madonna della Consolazione, la cui statua lignea ottocentesca si conserva sull'altare maggiore al posto di un più antico dipinto raffigurante le anime del Purgatorio oggi perduto. Di notevole importanza artistica sono un ciclo di dipinti del maestro contemporaneo Gianbecchina.
Sormontata dalla torre dell'orologio civico è oggi ritornata all'antico splendore grazie a un recente restauro. Al suo interno si conserva parte di una tela ottocentesca realizzata dal pittore saccense Giuseppe Sabella su modello di un dipinto del noto maestro Mariano Rossi.
Presso la sede dell'Istituzione culturale Federico II di Menfi è in esposizione permanente una importante collezione malacologia. Si tratta di una collezione che raccoglie quasi 5.000 esemplari e unica in tutta l'Italia meridionale: 1.700 conchiglie provenienti da tutto il mondo e scelte tra le più rappresentative sono in esposizione all'interno di tre sale dedicate ad altrettanti grandi malacologi di fama mondiale.
Distanza 4,2 Km - minuti 10
Per comprendere un vino bisogna partire dai vigneti. La natura a Menfi, tra la Valle dei Templi di Agrigento e i templi di Selinunte, è straordinaria. Il clima è mite ed il territorio, dolci pendii di colline che degradano verso il mare, è vocato da sempre alla coltivazione della vite. Per qualità dei suoli ed esposizione questi luoghi esprimono la vera sostanza del sud, feconda e ricca. L'estensione dei terreni vitati si distende su un'area di 6.500 ettari in cui vengono coltivati vitigni autoctoni - un Nero d'Avola originale e ricco di personalità e un Grecanico di estrema duttilità - nonché vitigni alloctoni, lo Chardonnay, il Viognier, il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Syrah e il Fiano per citarne solo alcuni. Le uve, portate a maturazione da un clima che ne permette una corretta evoluzione e sotto l'occhio attento e vigile degli agricoltorie degli agronomi sono in grado di restituire con sincerità il senso del territorio in cui nascono, tutte le caratteristiche e particolarità proprie del vino mediterraneo: profumi intensi e delicati, sapore fresco ed armonico. L'esperta competenza dei Maestri vinificatori, in cantina fa il resto: il processo di trasformazione è un rito antico, in cui i metodi vengono costantemente aggiornati ma l'amore e la dedizione sono quelli di sempre.
Ubicata in Contrada Torrenova sulla strada Menfi- Porto Palo e nata nel 2001 è una piccola cantina dedicata al vino di qualità ed ha una gestione tutta femminile condotta da Marilena Barbera. Con vigne alla foce del fiume Belice, la famiglia Barbera ha saputo valorizzare in pochi anni un convincente repertorio di etichette, che spaziano dall’inzolia ai rossi internazionali.
Con 15 ettari vitati produce 80.000 bottiglie l’anno con confezioni sempre abbastanza curate.
La Cantine Barbera producono in biologico dal 2010, con esclusione di diserbanti, pesticidi e prodotti sistemici. Dal febbraio 2013 ha intrapreso il processo di certificazione, una garanzia di trasparenza nei confronti dei nostri clienti e se è vero che il vino si fa in vigna, è in cantina però che i processi di vinificazione ed affinamento adottati lo condizionano pesantemente. Le scelte della cantine barbera sono semplici, rispettose delle uve e del terroir di cui sono figlie: lieviti indigeni, riduzione al minimo di coadiuvanti enologici, nessuna chiarifica, filtrazioni sgrossanti.
Produrre vino è un’attività complessa, che ha sempre un impatto sull’ambiente. Ma le cantine Barbera cercano di ridurlo al minimo, scegliendo materiali riciclati e riciclabili, riducendo il peso delle bottiglie e gestendo le risorse naturali con attenzione e parsimonia.
La "Dispensa" è il cuore aziendale, cuore tecnologico, produttivo, amministrativo, nonché storico per la famiglia Planeta. Situata nell'omonima contrada presso il comune di Menfi, vi si trovano due delle cinque cantine, una biblioteca tematica, l'amministrazione, ed un baglio con abitazioni della famiglia. La cantina piccola è entrata in produzione nel 2001, ed è dedicata alla produzione dei cru dei vini rossi, Merlot, Syrah e Burdese. La cantina ha una capacità totale di 4000 hl, e una linea autonoma d'imbottigliamento. Al piano sottostante sono stati realizzati dei locali per la conservazione del vino in legno, della capacità totale di circa 1500 barriques. La cantina grande è stata ultimata per la vendemmia 2005 ed è dedicata alla produzione dei due vini La Segreta Bianco e La Segreta Rosso secondo raffinate e moderne tecnologie. Previa prenotazione è possibile effettuare una visita guidata alle cantine della Dispensa, con degustazione dei vini nella sala-biblioteca.
Sorta nel 1995, è la prima cantina della famiglia Planeta. Si trova sulle sponde del lago Arancio, presso il comune di Sambuca di Sicilia, circondata dai vigneti e da un uliveto secolare. Lo stile architettonico è rispettoso del territorio e delle tradizioni del luogo. All'interno, a livello di terra, si trovano le vasche di fermentazione, mentre nella sottostante barricaia ha luogo l'affinamento delle migliori selezioni di chardonnay e fiano. La capienza complessiva è di circa 1200 botti. La cantina è interamente specializzata nella produzione e nell'affinamento dei vini bianchi, Alastro, Cometa e Chardonnay. Per la collocazione armoniosa particolarmente felice, e per il vicino baglio del '500, la cantina dell'Ulmo è, tra le cinque cantine di Planeta, quella più visitata.
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